BOLOGNA D’AMER X BOLOGNA D’AMER

Michele Restuccia
5 min readDec 31, 2019

Valorizzare l’esperienza degli operatori per creare nuove pratiche di integrazione nei progetti SPRAR per persone con fragilità

Michele Restuccia x Cidas coop

L’esperienza individuale di beneficiari e operatori nei processi di welfare è limitata dall’intensità e dall’urgenza della gestione dei bisogni oggetto delle specifiche iniziative: esplorarla è un’opportunità per individuare strumenti e messaggi trasversali alle diverse dimensioni. Questo è ancor più valido in contesti di alta complessità, quale è il progetto SPRAR Bologna Vulnerabili 2018–2020 gestito da CIDAS coop con i partner.
Per questo nella prima metà del 2019 è stato svolto un percorso, coordinato da Michele Restuccia, per permettere agli operatori* di individuare pratiche di supporto agli ospiti* degli appartamenti e contenuti utili alla narrazione del progetto.
La cooperativa ha avviato nel 2018 il percorso Bologna d’Amer per sviluppare nuove narrative su vulnerabilità e migrazione, e diffondere una cultura inclusiva dell’accoglienza.

*Solitamente parlo di persone che vivono o lavorano negli appartamenti, invece che di ‘ospiti’ o ‘operatori’, lo faccio perché convinto che serva a salvaguardare dignità e complessità di ciascun individuo.
Per semplicità di scrittura (per semplificarmela…) e anche per ammettere un limite non ancora superato, da mettere tra gli obiettivi di una fase successiva del progetto, mantengo il lessico ordinario.
Il disagio che provo a leggerli mi è da promemoria dell’urgenza di lavorarci.

IL PERCORSO
Il primo passo è stato valorizzare e ampliare la conoscenza individuale degli operatori: per questo ho proposto loro di impiegare pratiche non ordinarie di osservazione (es. viaggio sulla luna, auto-intervista, etc.), narrazione (empathy map) e sintesi (affinity map). Ciascuno ha raccolto informazioni e intuizioni, confluite poi in un quadro comune su bisogni, esperienze e risorse che fanno la quotidianità di chi vive gli appartamenti.

L’affinity map ha permesso di visualizzare la complessità del progetto e individuarne alcune dimensioni: Saperi, Relazioni, Bellezza e Lavoro. Con questo quadro abbiamo analizzato la sostenibilità delle azioni emerse dal lavoro di gruppo e abbiamo aggiunto altre dimensioni.

Elaborando l’affinity map ho creato una mappa (vedi pagina successiva) che traduce il progetto in un paesaggio. Al centro c’è un lago, in cui abbiamo collocato una palafitta, scelta come metafora del progetto: casa, luogo ed elemento centrale del progetto, fatta di legno, che sta in mezzo all’acqua.
Il legno è un materiale naturale che si può modellare ma resiste agli stress; è materia che arriva dalla terraferma ma si adatta all’acqua.
Il lago nella mappa è alimentato dai fiumi che portano con sè i sedimenti delle terre (le dimensioni progettuali) che attraversano. L’acqua è elemento fluido e allo stesso tempo opaco: così negli appartamenti gli episodi e i comportamenti sono imprevedibili e non si possono comprendere usando solamente le competenze specialistiche. Per capire bisogna avvicinarsi, accettare la complessità ed eventualmente galleggiarvi sopra.
La mappa fornisce una visione d’insieme sul progetto, utile a progettare ulteriori pratiche e messaggi.

Per le pratiche di seguito abbiamo definito e sperimentato un prototipo:

  • A_ carte per visualizzare informazioni
  • B_ mappatura collettiva
  • C_ spazi e attività comuni
  • D_ un regolamento accessibile

Sperimentarle ha permesso di comprendere l’efficacia dell’approccio collaborativo e della visualizzazione delle informazioni. Questa modalità, come emerge nella letteratura di riferimento, facilita comprensione e memorizzazione, anche in contesti di scolarizzazione e alfabetizzazione eterogenee.

A_ CARTE PER VISUALIZZARE INFORMAZIONI
Dall’attività di osservazione è emerso che uno dei bisogni principali nel confronto tra operatori e ospiti è un efficace espressione dei bisogni in materia di lavoro e salute. Questo richiede agli ospiti conoscenze linguistiche e capacità di auto-narrarsi che nel contesto specifico sono limitate.
Per questo ho impiegato due mazzi di carte: ho costruito un primo mazzo con pittogrammi che illustrano le principali competenze e obiettivi professionali, come emerse nei workshop con gli operatori, e ho proposto un secondo mazzo con le principali patologie di natura fisiologica, preso da First Aid Kit, sistema di segnaletica indipendente dalle lingue, sviluppato per centri di accoglienza dai designer austriaci Buero Bauer.
Oltre alle carte, si è discusso anche l’impiego di contenuti presi dai social media, Youtube e altri canali utilizzati dagli ospiti.

B_ SPAZI E ATTIVITÀ COMUNI
L’appartamento è un luogo di co-abitazione i cui spazi comuni sono poco usati e dove ‘si fanno poche cose insieme’. Un’operatrice ha scelto di usare la sala e la cucina per alcune attività (‘posso mettermi a lavorare in salotto!’), riscontrando che l’impiego di questi spazi li attiva come risorse disponibili a tutti, e genera una necessità di attenzione e cura verso gli spazi stessi.
Tra le diverse attività analizzate (giochi cooperativi, pratiche ludiche per organizzare priorità e pianificare pulizie, etc.) si è deciso di sperimentare un pranzo condiviso tra ospiti e operatori. Gli operatori lo hanno proposto agli ospiti e insieme l’hanno organizzato in occasione della conclusione del Ramadan, curandone tutti gli aspetti (data, spesa, ricette e allestimento). In questa occasione tutti si sono sentiti ‘autori’ di un’occasione di benessere, e si sono aperti canali di dialogo sia tra gli ospiti che tra ospiti e operatori, risorse utili alle relazioni tra ospiti e al confronto su bisogni individuali e servizi.

C_ MAPPATURA COLLETTIVA
La conoscenza delle risorse e degli spazi della città è un fattore critico per i percorsi di integrazione; di solito queste informazioni sono rese disponibili tramiti avvisi o colloqui, e faticano a diventare patrimonio comune. Adattando un esercizio di mappatura collettiva su parete del gruppo di artisti Checkpoint Charly, in accordo con gli operatori ho portato una mappa della città di Bologna in un appartamento e insieme agli ospiti abbiamo mappato e discusso risorse, luoghi di riferimento e posti da scoprire.
Il valore della pratica è duplice: socializzare i propri saperi (ciò che si sa della città e ciò che non si sa) è un’opportunità di aiuto, conoscenza e condivisione. La mappa resta inoltre come segno, elemento di arricchimento di uno spazio comune, e invito a condividere ciò che si sa e non si sa, aprendo spazi per conversazioni e forme di micro-mutualità utili alle dinamiche di convivenza.

Mappatura collettiva

D_ UN REGOLAMENTO ACCESSIBILE
Per comunicare informazioni d’uso sugli appartamenti solitamente si affiggono sulle pareti dei testi e degli avvisi, impiegando un lessico e un design solitamente ‘istituzionali’. In un appartamento nei mesi precedenti era stata affisso un regolamento in forma di tabella, con illustrazioni afferenti a un immaginario prettamente euro-centrico ad affiancare ogni voce.
Sulla base dello stato dell’arte della comunicazione in contesti interculturali e con differenti livelli di scolarizzazione, confrontandomi con gli operatori ne ho elaborato una nuova versione. Ho organizzato le voci in cluster tematici, impiegando forme affermative e icone, per semplificare i messaggi e la navigazione (è leggibile dall’alto in basso e viceversa, dai singoli temi, etc.).

Per informazioni, fonti e allegati: michele.restuccia chez gmail.com

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